Jacques Camatte (1972)
Nel ristretto ambito di coloro che si pongono (ancora? Sì, ancora) il problema della rivoluzione e del comunismo, sono forse noti per qualcuno il nome e la parabola di un individuo di nome Jacques Camatte. Membro del Partito Comunista Internazionale («Il Programma Comunista») fino al 1968, egli fu poi fondatore della rivista «Invariance», la cui pubblicazione proseguì, a più riprese, per tutto l'arco degli anni '70 e oltre. Se la prima serie di «Invariance» si richiamava ancora all'ortodossia della Sinistra comunista italiana – rivendicata di contro a tutti i conglomerati formali del bordighismo, Programma Comunista in primis –, e se invece con l'inizio della terza serie veniva definitivamente abbandonato il tema della rivoluzione comunista mondiale in favore di una problematica (grossomodo psicoanalitica) di liberazione di tutta la specie umana da una repressione interiorizzata, la seconda serie è quella che segna il passaggio da una prospettiva all'altra ed è – anche per questo – quella che conserva ancora oggi qualche motivo di interesse per la comprensione attuale della guerra di classe sempre in corso. A patto di farne una lettura sintomale – e speriamo non sfugga l'ironia. [Tratto dall'introduzione redazionale]