Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

martedì 29 aprile 2014

Dossier-Bosnia

Autori Vari 

Il «dossier» che qui proponiamo, prende a tema l'ondata di lotte che ha investito la Bosnia-Erzegovina nel febbraio 2014, e si compone di due parti: il primo testo è un insieme di riflessioni e aneddoti scritti «a caldo» da un compagno che ha partecipato al movimento, corredato da una scarna cronologia; il secondo, di carattere più propriamente teorico, permette di inquadrare i recenti fatti di Bosnia alla luce della storia delle lotte di classe nell'area balcanica, e della loro trasformazione e ritrasformazione in «irrisolvibile montaggio» di confini nazionali e modulazione delle realtà etniche.
Evidentemente l'occasione è buona per mostrare, una volta di più, che al fondo della «balcanizzazione» della ex-Jugoslavia (e di ogni altra area) c'è sempre il rapporto capitalistico, e dunque il rapporto di classe fra proletariato e capitale: nulla di ciò che accade nella società del capitale è estraneo a questo rapporto. Ciò detto, se ci fermassimo qui, ci saremmo limitati alla polemica e alla riaffermazione di un principio. Vorremo invece, con questo «dossier», stimolare tra i nostri quattro lettori una riflessione sulle nuove configurazioni di cui la crisi attuale potrebbe essere portatrice. Come già messo in rilievo da altri prima di noi, la ristrutturazione capitalistica, a partire dagli anni 1970, ha posto in essere un nuovo e particolare assetto spaziale [...]. La crisi attuale è anche crisi di questa organizzazione spaziale, ormai diventata controproducente. [...]
Ci chiediamo, allora, se quest'ondata di lotte in Bosnia e il loro discorso politico anti-particolarista e – come afferma l'autore del primo testo – perfino «neo-titoista», non suggeriscano un'inversione di tendenza rispetto alla dinamica di frammentazione vista all'opera negli ultimi trent'anni in tutta una serie di regioni a bassa intensità di capitali, e puntualmente alimentata dagli interventi militari di USA e NATO. [Dalla Introduzione redazionale]