A proposito di capitalismo verde
Il Lato Cattivo
«[...] Senza un movimento di consistenti frazioni capitalistiche in direzione della transizione green, le politiche statali saranno sempre insufficienti. Il capitalismo diventerà green solo se e quando ciò risulterà redditizio – o meglio: abbastanza redditizio da suscitare un massiccio movimento di capitali verso le branche della produzione compatibili con questa prospettiva. Una svolta che non è ancora all'ordine del giorno, che non ci eviterà una buona dose di catastrofi, e che in definitiva presuppone – come conditio sine qua non – un proletariato sconfitto e impotente. Allora, e soltanto allora, si vedrebbe di che pasta è fatta la transizione verde. In questo senso, la sua realizzazione potrebbe valere come una sorta di termometro della lotta di classe nelle diverse aree geostoriche.
«In conclusione, il capitale può «salvare il Pianeta» – ma alla sua maniera e soprattutto alle sue condizioni, cioè invertendo il modus operandi in vigore fino ad oggi: quello consistito nel sacrificare il sostrato fisico-biologico non umano a beneficio del tenore di vita dei salariati. In maniera speculare, nessuna rivoluzione si farà mai per «salvare il Pianeta». È sempre e solo per salvaguardare la propria riproduzione immediata, che i proletari si sollevano contro il capitale. Il paradosso è allora il seguente: tanto il superamento del MPC che la sua riforma green dipendono dalla condotta della classe in seno alla quale la «coscienza ecologica» è meno diffusa – ovvero dalla sua disponibilità o meno ad irlandesizzarsi.»