Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

lunedì 4 aprile 2022

Moriremo «green»?

A proposito di capitalismo verde

Il Lato Cattivo

 «[...] Senza un movimento di consistenti frazioni capitalistiche in direzione della transizione green, le politiche statali saranno sempre insufficienti. Il capitalismo diventerà green solo se e quando ciò risulterà redditizio – o meglio: abbastanza redditizio da suscitare un massiccio movimento di capitali verso le branche della produzione compatibili con questa prospettiva. Una svolta che non è ancora all'ordine del giorno, che non ci eviterà una buona dose di catastrofi, e che in definitiva presuppone – come conditio sine qua nonun proletariato sconfitto e impotente. Allora, e soltanto allora, si vedrebbe di che pasta è fatta la transizione verde. In questo senso, la sua realizzazione potrebbe valere come una sorta di termometro della lotta di classe nelle diverse aree geostoriche. 

«In conclusione, il capitale può «salvare il Pianeta» – ma alla sua maniera e soprattutto alle sue condizioni, cioè invertendo il modus operandi in vigore fino ad oggi: quello consistito nel sacrificare il sostrato fisico-biologico non umano a beneficio del tenore di vita dei salariati. In maniera speculare, nessuna rivoluzione si farà mai per «salvare il Pianeta». È sempre e solo per salvaguardare la propria riproduzione immediata, che i proletari si sollevano contro il capitale. Il paradosso è allora il seguente: tanto il superamento del MPC che la sua riforma green dipendono dalla condotta della classe in seno alla quale la «coscienza ecologica» è meno diffusa – ovvero dalla sua disponibilità o meno ad irlandesizzarsi

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