Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

lunedì 16 marzo 2015

Falsa attualità del luddismo

Note di lettura su Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra di E. P. Thompson 

Bruno Astarian (2005)

[...] il luddismo non fu in nulla una reazione spontanea e incontrollata contro le macchine in quanto tali. Talvolta, esso si manifestò in situazioni in cui nessuna nuova macchina era stata introdotta – e fu allora, chiaramente, una reazione d'opposizione alla diffusione di nuovi rapporti tra padroni e operai, indipendentemente da ogni problema tecnologico. E anche quando, in effetti, si trattò dell'introduzione di nuove macchine, la violenza contro di esse non può essere in alcun modo confusa col rifiuto del lavoro e col sabotaggio dell'operaio-massa moderno, nella misura in cui la rivolta dei ludditi non si volse contro i ritmi di lavoro imposti dalle nuove macchine, ma contro la dequalificazione e la disoccupazione che esse portavano con sé. Inoltre, i ludditi non distruggono le macchine sulle quali essi stessi lavorano, ma quelle presenti in altri luoghi di lavoro, dove i padroni le impongono e/o gli operai le accettano. Infine, abbiamo visto come il luddismo sia una pratica che, per quanto violenta, è nondimeno estremamente organizzata e ben ponderata, e in costante rapporto dialettico con l'attività clandestina politica e sindacale [...]