Che
si scelga l'uno o l'altro dei due corni del dilemma, l'alternativa
tra ineluttabilità e non-ineluttabilità (possibilità) del
comunismo è priva di senso. L'alternativa ed entrambi i suoi
termini, presi separatamente, si basano su una sola ed unica
confusione
tra il processo di caducità del modo di produzione capitalistico e
il suo superamento.
Una volta acquisita questa confusione, l'alternativa si impone: per
gli uni la confusione è totale e rivendicata: il comunismo è
ineluttabile; per gli altri la confusione è altrettanto totale, ma
il superamento
potrebbe
avere luogo soltanto essendo qualcosa di più che un'oggettività,
poiché – lo sanno tutti – la rivoluzione è attività, e dunque
soggettività: il comunismo diventa allora un possibile. Possibilità
e ineluttabilità del comunismo non esistono che come termini di
un'alternativa; il problema è il fondamento di questa alternativa.
Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.
venerdì 27 luglio 2012
giovedì 26 luglio 2012
Sulla politica e la democrazia
«Théorie Communiste»
[...] Tutti
i gauchistes
–
che si presentino o meno alle elezioni – considerano queste ultime
uno sviamento della lotta di classe. Ma la demistificazione è un
momento della mistificazione, giacché non comprende quest'ultima
come necessaria e materiale.
La
classe di cui parlano, e in nome della quale si presentano, è per
definizione, essa stessa, una determinazione del modo di produzione
capitalistico, e costoro si guardano bene dal volere che questo abbia
fine. Demistificare significa cercare di sapere come la religione, la
politica, la democrazia, l'economia tengano assieme gli individui;
ora, ciò che si tratta di fare, è di comprendere perché il legame
tra individui particolari, definiti in un modo di produzione
determinato come costituenti di classi antagoniste, assuma la forma
necessaria della religione, della politica, della democrazia,
dell'economia.
mercoledì 25 luglio 2012
Le lotte di classe in Iran
«Théorie communiste» (1979)
[Il testo che qui pubblichiamo è apparso in traduzione italiana sulla rivista «Anarchismo», serie I, n. 26-27, 1979]
[...] La necessità per il movimento teorico di analizzare lo sviluppo concreto e talvolta persino puntuale della crisi, risiede nel fatto che non v’è superamento del capitale che sia dato nell’essenza di una classe, che sia il risultato di un processo teleologico. Il superamento del capitale non è cosa diversa dalle condizioni qualitative del rapporto tra le classi che formano lo svolgimento della crisi.
Analizzare
dei momenti particolari della crisi riconducendoli sempre alla
tendenza generale di questa, al suo significato globale è parimenti
produrre nel contenuto stesso della teoria comunista, la sua
trasformazione in movimento teorico, vale a dire superare uno stadio
in cui la teoria era assolutamente in contraddizione col movimento
che la porta, e iniziare la sua trasformazione verso la situazione in
cui dire ciò che avviene è trasformare ciò che avviene.
Partecipare al movimento teorico, non commettere l’errore di
credere che il superamento del capitale sia un superamento in
generale che determina il corso della crisi, che diventa allora una
realizzazione di questo superamento in generale, queste sono le due
principali basi teoriche per analizzare il corso immediato della
crisi.
Se i
recenti avvenimenti impongono di analizzare ciò che avviene in Iran,
non è per i caratteri particolari che vi si possono incontrare, ma,
al contrario, per la focalizzazione del processo generale della crisi
e dei problemi della rivoluzione che vi si riscontra.
sabato 21 luglio 2012
1970: Danzica e Stettino come Detroit
Anonimo (1971)
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I
tratti caratteristici della rivoluzione moderna, quella contro il
dominio reale del capitale, si sono manifestati palesemente e
definitivamente nell'Europa orientale con la rivolta proletaria del
dicembre '70 nelle provincie baltiche e in alcune altre zone
dell'attuale Polonia. La sua esplosione ha creato un clima di
terrore, questa volta, anche per le potenze occidentali. Illuminante
a questo proposito è un'affermazione delle autorità del Pentagono,
contemporanea allo scoppio della rivolta, secondo la quale
“momentaneamente non si rilasciano dichiarazioni data l'estrema
delicatezza degli avvenimenti polacchi”. È chiaro che le autorità
USA riconoscevano e vedevano allargarsi quegli stessi aspetti della
nuova rivoluzione, a loro ben noti attraverso le azioni di rivolta
del proletariato nero. Ben diverso era stato invece il loro
atteggiamento, come quello di tutti gli stati occidentali, nei
confronti dei precedenti moti di rivolta verificatisi nell'Europa
dell'est, che avevano ancora in se stessi limiti imposti dalle
particolarità delle nazioni nelle quali si sviluppavano.
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lunedì 9 luglio 2012
Abbasso il proletariato!
Les Amis du Potlatch (1979)
[Pubblichiamo qui la prima parte del testo A bas le prolétariat! Vive le communisme!, apparsa in traduzione italiana sulla rivista «Anarchismo», serie I, n. 28, 1979]
Il nemico del proletariato non è tanto il potere dei capitalisti o dei burocrati, quanto la dittatura della leggi dell'economia sui bisogni, l’attività e la vita degli uomini. La controrivoluzione moderna si incentra sulla difesa della condizione proletaria e non sul mantenimento dei privilegi borghesi. È in nome del proletariato e delle necessità economiche, con l’aiuto dei suoi rappresentanti politici e sindacali, che si tenta di salvare la società capitalista.
sabato 7 luglio 2012
Informations et Correspodance Ouvrières - Ciò che siamo, ciò che vogliamo
Con una nota storica di Roland Simon
Erede
della
Sinistra comunista tedesco-olandese, ICO è un polo
inaggirabile
nell'ambito dell'ultrasinistra fino
al 1974,
e in particolare dopo il 1968. Eppure è difficile farne una
presentazione teorica. Il testo Ciò
che siamo, ciò che vogliamo
riassume le posizioni di ICO.
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