Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

venerdì 17 gennaio 2020

Classi medie e parole in libertà

Ovvero: su un'altra surreale «recensione» di Dino Erba

R. F.

«[...] Ma perché mai l'uscita in Francia di Le ménage à trois de la lutte des classes, ha suscitato una reazione tanto scomposta e febbrile da parte del nostro ineffabile recensore, al punto di condurlo a squalificarne grossolanamente il contenuto ancor prima di averlo letto, e ancor prima che esso sia stato pubblicato in Italia? Oltre a probabili rancori personali e all'immancabile spirito di bottega, credo in effetti che DE abbia subodorato che le tesi contenute nel libro rappresentano in qualche modo una minaccia per il proprio orticello, proprio perché esponente di quella (nutrita) schiera di compagnucci che – riprendendo una formula che ricorre a più riprese in Le ménage à trois… – prende le lucciole dell'interclassismo per le lanterne della rivoluzione comunista. Ebbene, uno degli intenti del libro era proprio quello di mettere alle strette tutti coloro che vaneggiano di inesistenti rivoluzioni, ogniqualvolta vedono una piazza piena o un po' di gente che si dimena (meglio se di esotica provenienza, meglio ancora se armata), senza mai prendersi la briga di grattare sotto la superficie e indagare le realtà sociali e di classe che vi si celano. [...]»  

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