Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

martedì 26 novembre 2013

Anzola è il mondo?

A proposito della lotta alla Coop Adriatica di Anzola dell'Emilia, delle lotte operaie nel settore della logistica e di molto altro ancora 

Autori alcuni/e compagni/e 
   
    La maggior parte dei compagni che hanno steso questo documento erano presenti ai picchetti, alle assemblee, e mantengono rapporti con i lavoratori più combattivi all'interno del magazzino e con alcuni dei licenziati rimasti in Italia (essendo quasi tutti immigrati). Dunque l'esito della lotta di Anzola davvero non ci gratifica. Ma ci permette di formulare “in situazione” (e non in astratto) qualche riflessione su quella radicale impossibilità di un percorso cumulativo e progressivo di rivendicazioni, sempre più allargate ed inclusive in rapporto ai vari segmenti della classe, che a nostro avviso marca l'attuale ciclo di lotte; ci permette di parlare della centralità e soprattutto dell'illegittimità della rivendicazione salariale all’interno di quest’ultimo, precipitata dalla crisi scoppiata nel 2008; ci permette di parlare della fine del movimento operaio e dell'appartenenza di classe, che da “orgoglio proletario” è diventata semplicemente l'obbligo di guadagnarsi il pane col sudore della fronte (laddove è possibile); ci permette infine di valutare, in vitro, l'obsolescenza dei vecchi schemi del programma proletario rivoluzionario (per lo più marxista, ma non solo) e come andare oltre

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[Il testo è disponibile anche in formato cartaceo. Chi fosse interessato può farcene richiesta all'indirizzo e-mail  il.lato.cattivo@gmail.com]