Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

martedì 27 febbraio 2024

Mito dell'eterno antisemitismo e realtà giudeofobe

Maxime Rodinson (1979)
 
Quello che i nostri quattro lettori si apprestano a leggere è uno scritto di Maxime Rodinson (1915-2004) apparso originariamente in un volume collettaneo di interventi dedicato a Wael Zuaiter, militante dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ucciso a Roma il 16 ottobre 1972 da agenti del Mossad. Una versione rimaneggiata del testo apparve nella raccolta di saggi in francese del medesimo autore, Peuple juif ou problème juif? (Maspero, Parigi 1981). Lo proponiamo come un contributo, modesto ma ancora attuale, alla battaglia teorica e ideologica che ruota intorno al conflitto israelo-palestinese: non solo sul piano immediato della critica alla nozione antistorica di antisemitismo che i cani da guardia di Israele tentano di imporre; ma anche in vista di un ripensamento più generale della questione ebraica (marxisticamente intesa) e, soprattutto, della sua persistenza – poiché la creazione dello Stato di Israele, come risulta sempre più evidente, non vi ha posto fine. Se vi sarà tempo e modo, ritorneremo sull'argomento. En attendant, speriamo che questo scritto valga egualmente come un invito a leggere (o rileggere) un grande autore della seconda metà del XX secolo; un «socialista della cattedra», se si vuole, ma i cui classici dimenticati – principalmente Islam e capitalismo (Einaudi, Torino 1968) e Maometto (Einaudi, Torino 1972) – restano, malgrado il tempo trascorso, ancora una spanna sopra a quel che la scienza borghese ha da offrire in materia. Strumenti utili per ritrovare la profondità geo-storica di cui abbiamo così disperatamente bisogno.

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