Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

lunedì 6 luglio 2020

Lotte interclassiste: obiettivi ed esiti

Estratti da Le ménage à trois de la lutte des classes 

Bruno Astarian e Robert Ferro  

A margine del sostanziale riflusso del movimento sociale negli Stati Uniti, pubblichiamo un altro breve estratto da Le Ménage à trois de la lutte des classes, uscito in Francia nel dicembre 2019, e in fase di traduzione in italiano. Degli Stati Uniti, avremo modo di riparlare in maniera più circostanziata prossimamente. Nel frattempo, per chi volesse procurarsi il volume di cui sopra, ricordiamo che è ormai possibile ordinarlo direttamente sul sito della casa editrice, Éditions de l’Asymétrie.

«[...] In queste condizioni, la lotta interclassista è necessariamente perdente. Tuttavia il lettore avrà compreso che non è questa la ragione per cui inscriviamo la lotta interclassista nel novero delle lotte quotidiane del proletariato. La ragione è invece che questo tipo di lotta, in ragione delle sue modalità, non può porre la questione della rivoluzione comunista – intesa qui non come problema teorico o politico, ma nel senso della sua possibilità concreta e immediata. Associandosi a una classe i cui interessi sono fondamentalmente contraddittori rispetto ai propri, facendo della forma attuale dello Stato – anziché del capitale in quanto tale – il suo nemico per eccellenza, il proletariato impegnato nelle lotte interclassiste non ha alcuna possibilità di creare le condizioni del superamento del proprio rapporto contraddittorio con il capitale. Se questo può avvenire, è solo attraverso una rottura del fronte comune interclassista. Tale rottura è tanto ineluttabile quanto lo è il fallimento delle lotte interclassiste. [...]»