Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

sabato 31 agosto 2024

Persistenze e metamorfosi della questione ebraica

Una rilettura di Abraham Léon

Il Lato Cattivo  

 «La presente nota mira a presentare e attualizzare il contenuto dell'opera di Abraham Léon, La concezione materialistica della questione ebraica (scritta nel 1942, pubblicata postuma nel 1946, e meglio nota in Italia con il titolo: Il marxismo e la questione ebraica), in un'ottica non slegata dalla congiuntura internazionale attuale e, più specificatamente, dai rivolgimenti che hanno caratterizzato il contesto mediorientale dopo il 7 ottobre 2023. L'interrogativo soggiacente a cui ci si propone non già di rispondere, ma di fornire un impianto concettuale, concerne nientemeno che la perennità dello Stato di Israele. Con gli occhi incollati alle immagini dei massacri e delle vessazioni inflitte ai palestinesi, rischiamo di non vedere il dispiegarsi di macro-processi al tempo stesso più sotterranei e più potenti. [...] Come comprendere questa radicale incertezza sul futuro dello Stato sedicente ebraico, al di là dei suoi risvolti più effimeri e contingenti? È per provare ad impostare un ragionamento a partire da questa domanda, che ci è parso opportuno tornare all'opera di Abraham Léon, che rimane una delle più limpide e ricche disamine marxiste della questione ebraica.»

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martedì 27 febbraio 2024

Mito dell'eterno antisemitismo e realtà giudeofobe

Maxime Rodinson (1979)
 
Quello che i nostri quattro lettori si apprestano a leggere è uno scritto di Maxime Rodinson (1915-2004) apparso originariamente in un volume collettaneo di interventi dedicato a Wael Zuaiter, militante dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ucciso a Roma il 16 ottobre 1972 da agenti del Mossad. Una versione rimaneggiata del testo apparve nella raccolta di saggi in francese del medesimo autore, Peuple juif ou problème juif? (Maspero, Parigi 1981). Lo proponiamo come un contributo, modesto ma ancora attuale, alla battaglia teorica e ideologica che ruota intorno al conflitto israelo-palestinese: non solo sul piano immediato della critica alla nozione antistorica di antisemitismo che i cani da guardia di Israele tentano di imporre; ma anche in vista di un ripensamento più generale della questione ebraica (marxisticamente intesa) e, soprattutto, della sua persistenza – poiché la creazione dello Stato di Israele, come risulta sempre più evidente, non vi ha posto fine. Se vi sarà tempo e modo, ritorneremo sull'argomento. En attendant, speriamo che questo scritto valga egualmente come un invito a leggere (o rileggere) un grande autore della seconda metà del XX secolo; un «socialista della cattedra», se si vuole, ma i cui classici dimenticati – principalmente Islam e capitalismo (Einaudi, Torino 1968) e Maometto (Einaudi, Torino 1972) – restano, malgrado il tempo trascorso, ancora una spanna sopra a quel che la scienza borghese ha da offrire in materia. Strumenti utili per ritrovare la profondità geo-storica di cui abbiamo così disperatamente bisogno.

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martedì 17 ottobre 2023

Il punto d’esplosione delle contraddizioni israeliane

Dieci tesi sugli sconvolgimenti in corso in Medio Oriente 

Il Lato Cattivo 

«L'offensiva lanciata da Hamas sul territorio israeliano il 7 ottobre 2023 e le sue conseguenze immediate rappresentano a nostro avviso, fin d’ora, una svolta di primaria importanza nelle evoluzioni economiche, politiche e militari del Medio Oriente. Non scriviamo queste parole a cuor leggero, con indifferenza nei confronti della sofferenza delle vittime e dei loro cari o, peggio, con simpatia per l'impiego indiscriminato della violenza contro i civili. Semplicemente, riteniamo che l'analisi degli eventi debba necessariamente fare astrazione da questi aspetti per apprezzarne correttamente il significato. Non è possibile privilegiare un'interpretazione strettamente locale degli avvenimenti a discapito di quella internazionale, o viceversa. È necessario perseguirle entrambe. Questo pugno di tesi non sono che un primo tentativo.» 

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martedì 19 settembre 2023

La Rivoluzione Americana (II)

La George Floyd Rebellion, a distanza di tempo

Jason E. Smith

«[...] Queste tendenze verso la disoccupazione e la sottoccupazione, rispetto ai lavoratori bianchi, così come la più generale segmentazione del mercato del lavoro lungo linee razziali – con i lavoratori neri assegnati in modo sproporzionato alle occupazioni nei servizi a basso salario – creano a volte fratture insormontabili all'interno della classe lavoratrice, poiché i lavoratori sono divisi per settori, luoghi di lavoro, competenze, e così via. Queste divisioni, e la tendenza generale alla frammentazione e alla divergenza descritta sopra, rendono particolarmente difficile organizzare i lavoratori nelle potenti organizzazioni tipiche del periodo della rapida industrializzazione degli Stati Uniti (un fenomeno, ripetiamo, legato ad un contesto di depressione economica e guerra globale). Soprattutto, rendono possibile, e persino incoraggiano i lavoratori bianchi a differenziarsi dalle loro controparti nere, con le quali per altri versi spesso condividono molto. I lavoratori bianchi si trovano spesso contrapposti ai lavoratori neri dal mercato del lavoro, anche e soprattutto quando sono costretti a competere per specifici tipi di impiego nel settore dei servizi. Il razzismo anti-nero è una costante della vita americana. Ma è innegabile che il razzismo particolarmente virulento degli ultimi trent’anni, incluso quello aperto e molto finemente articolato degli ex-liberals della classe dominante (si pensi al ruolo giocato dalla retorica sui «super-criminali» nel Partito Democratico degli anni '90) trovi le sue radici in queste trasformazioni strutturali.»

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lunedì 26 giugno 2023

La Rivoluzione Americana (I)

La George Floyd Rebellion, a distanza di tempo 

Jason E. Smith

«L'articolo che si vuole qui presentare non è nuovo. È vecchio di quasi due anni, ed è già circolato in italiano sotto forma di opuscolo samizdat in qualche decina di esemplari. [...] Lo svolgimento delle elezioni di Midterm di qualche mese fa negli Stati Uniti ci ha incitati a riprendere in mano il testo e ci ha dato l'idea di portarlo alla conoscenza di un lettorato auspicabilmente più ampio. In ragione della sua lunghezza, lo abbiamo diviso due parti, di cui offriamo qui ai lettori la prima. [...] Per un verso, al di là dei disaccordi su alcuni aspetti secondari, questo contributo di Jason Smith è uno dei rarissimi testi riguardanti la George Floyd Rebellion di cui abbiamo condiviso, per l'essenziale, la diagnosi sulla natura di classe del movimento, analizzato dall'autore come un'ondata di sommosse proletarie trasformatasi rapidamente in un movimento politico interclassista. [...] Per un altro verso, questo testo ci appare – assieme a Il colpo di Stato che non fu tale di Paul Mattick Jr. – indispensabile per comprendere (o almeno cercare di non fraintendere) il periodo che va dallo scoppio della crisi da Covid-19 nel contesto statunitense, agli eventi del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill, e ciò che ne è seguito.» (Dalla Nota Introduttiva)   

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domenica 19 marzo 2023

La Francia al bivio?

Considerazioni inattuali sulla riforma delle pensioni
 
Il Lato Cattivo
 
«In questo testo cercheremo di rispondere alla domanda: «dove va la Francia?», con particolare riferimento al progetto di riforma del sistema pensionistico (adottato lo scorso giovedì 16 marzo facendo ricorso all'articolo 49.3), e al movimento sociale che vi si oppone. Ci preme in particolare dire ciò che le analisi correnti che emanano direttamente dal movimento o dai suoi sostenitori non dicono, proponendo una visione a più ampio raggio. Per questo, prima di entrare nel merito, riteniamo opportuno fornire alcuni elementi di contesto generalmente poco conosciuti e poco discussi, che permettono a nostro avviso una migliore valutazione del significato e della posta in gioco nel conflitto, che vanno ben oltre la semplice questione dell'età pensionabile. [...]»
 

giovedì 27 ottobre 2022

L'inflazione, ultimo tentativo di salvataggio dello status quo ?

R. F. e B. A.

[Trad it. di Accouchement difficile – Épisode 4: L’inflation, ultime tentative de sauvetage du statu quo?, http://www.hicsalta-communisation.com/, aprile 2022]

«Un anno fa (aprile 2021), concludevamo il terzo episodio della nostra serie sulla crisi da Covid con delle proiezioni sui possibili scenari dell'ulteriore sviluppo di quella crisi. Uno di questi scenari era il «ritorno dell'inflazione». [...] Oggi il ritorno dell'inflazione non è più in dubbio, anche se la discussione è aperta sulla sua durata. In questo episodio, si tratterà non solo di analizzarne le cause profonde, ma anche di coglierne le implicazioni, soprattutto dal punto di vista della massiccia devalorizzazione (e della concomitante crisi sociale) che abbiamo prospettato. L’inflazione attuale può condurre a uno scongelamento/aggravamento della crisi, contrariando la traiettoria di uscita dalla recessione? Può essere portatrice di una forte ripresa delle lotte sul posto di lavoro, unico possibile innesco della grande ristrutturazione di cui il capitale sembra oggi così bisognoso? Queste sono le domande a cui cercheremo di rispondere sulla base degli elementi strutturali che, al di là dei fattori più immediati e superficiali, sono all’origine dell'inflazione attuale: la brutale caduta del saggio di profitto e la crisi della perequazione distorta del medesimo.»

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mercoledì 14 settembre 2022

La Russia, dall'Asia all'Europa (e ritorno?)

Introduzione al saggio di David B. Rjazanov, Karl Marx e le origini del predominio della Russia in Europa (1909)

Il Lato Cattivo 

«Dallo scorso 24 febbraio, ovvero dal giorno in cui le forze militari russe hanno varcato i confini settentrionali e orientali dell'Ucraina, la retorica dell'Occidente democratico in lotta per la difesa dei propri valori contro la Russia autocratica e perfino «imperialista» (!) è stata promossa al rango di verità ufficiale [...] Lo scopo di quest'introduzione, comunque sia, non è di ristabilire il vero, o meglio il verosimile sulla guerra in corso in Ucraina – ciò che viene e continuerà ad esser fatto da altri – ma di abbozzare una riflessione più generale sulla traiettoria del capitalismo russo.»

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David B. Rjazanov »

giovedì 14 luglio 2022

In cammino

Il Lato Cattivo

[Prefazione ad un’antologia di testi de Il Lato Cattivo di prossima pubblicazione in Grecia]

«Chiariamo fin da subito che quella de Il Lato Cattivo, cominciata una decina d'anni fa, è una storia che riguarda pochi individui: una cerchia ristretta che nei momenti migliori si è potuta contare sulle dita di una mano, e una platea di interlocutori assidui che al massimo riempirebbe l'altra mano. Dal punto di vista aggregativo, per non dire «organizzativo», è dunque una storia di solitudini e di insuccessi, di tentativi non necessariamente infruttuosi, ma sempre estemporanei, di allargare la cerchia oltre gli iniziatori, i quali restano ad oggi i soli superstiti. Ma prima di questo, è la storia di un incontro fra dissidenti di correnti solidificatesi nella sconfitta e nel riflusso delle lotte di classe degli anni 1960/1970 (Autonomia organizzata, anarchismo insurrezionalista etc.), convinti che la crisi del 2008 cambiasse le carte in tavola ed imponesse un distanziamento, tanto teorico quanto pratico, dall'eredità in putrefazione di quel ciclo di lotte, senza con ciò ripiegare su nostalgie o revival di un passato ancor più remoto. Negli ambiti «movimentisti» da cui provenivamo, come in quelli «partitisti» a noi più attigui (marxisti anti-stalinisti), ravvisavamo un attivismo gesticolatorio e una sclerosi teorica – egualmente sterili – con cui in ogni caso bisognava farla finita. Ma come fare? [...]»

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lunedì 4 aprile 2022

Moriremo «green»?

A proposito di capitalismo verde

Il Lato Cattivo

 «[...] Senza un movimento di consistenti frazioni capitalistiche in direzione della transizione green, le politiche statali saranno sempre insufficienti. Il capitalismo diventerà green solo se e quando ciò risulterà redditizio – o meglio: abbastanza redditizio da suscitare un massiccio movimento di capitali verso le branche della produzione compatibili con questa prospettiva. Una svolta che non è ancora all'ordine del giorno, che non ci eviterà una buona dose di catastrofi, e che in definitiva presuppone – come conditio sine qua nonun proletariato sconfitto e impotente. Allora, e soltanto allora, si vedrebbe di che pasta è fatta la transizione verde. In questo senso, la sua realizzazione potrebbe valere come una sorta di termometro della lotta di classe nelle diverse aree geostoriche. 

«In conclusione, il capitale può «salvare il Pianeta» – ma alla sua maniera e soprattutto alle sue condizioni, cioè invertendo il modus operandi in vigore fino ad oggi: quello consistito nel sacrificare il sostrato fisico-biologico non umano a beneficio del tenore di vita dei salariati. In maniera speculare, nessuna rivoluzione si farà mai per «salvare il Pianeta». È sempre e solo per salvaguardare la propria riproduzione immediata, che i proletari si sollevano contro il capitale. Il paradosso è allora il seguente: tanto il superamento del MPC che la sua riforma green dipendono dalla condotta della classe in seno alla quale la «coscienza ecologica» è meno diffusa – ovvero dalla sua disponibilità o meno ad irlandesizzarsi

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