Carsten Juhl ("Invariance", 1974)
La storia del movimento rivoluzionario tedesco è finora stata scritta – con una sola eccezione – a livello delle organizzazioni, cioè a livello delle forme di rappresentazione che quel movimento si era dato, e che sempre si sono autonomizzate. In effetti, esse non furono fattori soggettivamente rivoluzionari che per qualche mese, nel periodo già breve che va dal 1918 alla primavera del 1921, lasciando quindi a tutte le proprie espressioni politiche e militari, fatta eccezione per i momenti di maggiore intensità, una funzione stabilizzatrice ed organizzatrice a livello politico-economico.
Questa
funzione rivela il contenuto possibile, e dunque sovente realizzato,
del
movimento in quanto
sinistra radicale del capitale; in realtà – a parte qualche breve
momento di scontro (che rivelò però una notevole aggressività in
certi gruppi di proletari) – le formazioni della sinistra tedesca
hanno avuto come obiettivo reale quello di assicurare la
sopravvivenza sociale di una parte della classe di cui erano
l'espressione, ovvero dei settori più radicali del proletariato. Ciò
significava evidentemente porsi dei problemi che non erano quelli di
una rivoluzione integralmente anticapitalista, ma soltanto quelli di
una rivoluzione contro la miseria capitalistica di allora.