Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

lunedì 1 luglio 2019

Dallo sciopero alla guerra

Ristrutturazione e lotta di classe in Jugoslavia (1980-1992)

Anonimo

«Negli anni 1980-'90, lo scatenamento su larga scala delle segmentazioni identitarie – processo inerente all'eliminazione degli ostacoli che si frapponevano alla ristrutturazione del capitale – è segnalato da due eventi in particolare: le guerre in Iraq e in Jugoslavia. Questi due eventi sono apparsi come risposte specifiche, legate a circostanze peculiari, ma in realtà la loro meccanica, senza dubbio adeguata alla situazione dell'epoca, tenderà a ripetersi ed a generalizzarsi in varie maniere. Essi sollevano la questione della genesi di nuove segmentazioni nazionali/identitarie, galvanizzate dall'esaurimento storico della funzione delle socialdemocrazie. Nell'espressione delle contraddizioni di classe del periodo, queste non appaiono più in grado di canalizzare e inquadrare l'antagonismo proletario.
«Il testo qui proposto – che è la rielaborazione di una bozza risalente agli anni '90 – può contribuire alla comprensione del manifestarsi di segmentazioni identitarie in una situazione di lotte sociali generalizzate. Il periodo preso in esame va dal 1985 al 1992, che concentra l'essenziale delle vicende jugoslave. Il seguito non fu altro che una conseguenza.»

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