Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

martedì 21 aprile 2015

Le classi

Intervention Communiste (1973)

Il movimento comunista non può essere còlto come un movimento positivo che si oppone al movimento del capitale: esso è viceversa il movimento pratico delle contraddizioni del capitale. Il comunismo non conquista alcun terreno, alcun settore, finché il capitale esiste: la sua vittoria non può che essere totale; esso non conquista delle riforme che il capitale in seguito si incaricherebbe di erodere, ma non fa che organizzarsi all’interno della sua contraddizione comunista, non fa che gestire – saremmo tentati di dire – la caducità del valore. Non è dunque questione di «conquiste del movimento comunista». Fondamentalmente, non possono esistere «settori della gratuità», anche se alcuni settori possono ben diventare gratuiti. Se la logica mercantile regna in un settore, essa non può che regnare ovunque.