Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

giovedì 20 ottobre 2016

Teoria radicale lotta di classe (e terrorismo)

Wolf Woland (1982)

Eccolo, lo scritto più misconosciuto, introvabile e teoricamente rilevante sul «Maggio strisciante» italiano ed europeo. Pubblicato all'inizio degli anni ‘80 del secolo scorso [...] resta l'unico testo apparso in Italia da quarant'anni a questa parte, che abbia realmente tentato un bilancio non politico, o peggio «culturale», ma schiettamente teorico del periodo 1968-’77. [...] questi Appunti per il bilancio di un'epoca (come reca il sottotitolo) furono elaborati a partire dalla traiettoria singolare dell'Autore, dall'iniziale adesione alle tesi dell’ultragauche consiliare degli anni 1960 («Socialisme ou Barbarie» e l’Internazionale Situazionista, fondamentalmente) attraverso la partecipazione alle vicissitudini della «corrente radicale» del post-'68, per giungere infine a una riconsiderazione critica dell'una e delle altre, e cercare di uscire vivi dai terribili anni '70, districandosi tra la Scilla dello sbandamento di fronte alla «perdita dei riferimenti storici» e la Cariddi di un nostalgico aggrapparsi alle «foto di famiglia».

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