Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

martedì 19 febbraio 2013

Della rivoluzione

Jacques Camatte (1972)

Nel ristretto ambito di coloro che si pongono (ancora? Sì, ancora) il problema della rivoluzione e del comunismo, sono forse noti per qualcuno il nome e la parabola di un individuo di nome Jacques Camatte. Membro del Partito Comunista Internazionale («Il Programma Comunista») fino al 1968, egli fu poi fondatore della rivista «Invariance», la cui pubblicazione proseguì, a più riprese, per tutto l'arco degli anni '70 e oltre. Se la prima serie di «Invariance» si richiamava ancora all'ortodossia della Sinistra comunista italiana – rivendicata di contro a tutti i conglomerati formali del bordighismo, Programma Comunista in primis –, e se invece con l'inizio della terza serie veniva definitivamente abbandonato il tema della rivoluzione comunista mondiale in favore di una problematica (grossomodo psicoanalitica) di liberazione di tutta la specie umana da una repressione interiorizzata, la seconda serie è quella che segna il passaggio da una prospettiva all'altra ed è – anche per questo – quella che conserva ancora oggi qualche motivo di interesse per la comprensione attuale della guerra di classe sempre in corso. A patto di farne una lettura sintomale – e speriamo non sfugga l'ironia. [Tratto dall'introduzione redazionale]