Una critica del testo di Gilles Dauvé, Quando muoiono le insurrezioni. 1917-1937
Théorie Communiste (2000)
Théorie Communiste (2000)
«Intendiamoci: siamo assolutamente d'accordo con la
concatenazione degli eventi presentata da Dauvé, sia a proposito
della Germania che della Spagna (qualche riserva la manteniamo sulla
Russia). La sua concezione della rivoluzione comunista è in tutto e
per tutto la nostra, tanto in merito al contenuto e alle misure
comuniste, quanto pure alla sua comprensione come comunizzazione
e non come precondizione della comunizzazione stessa. Il punto su cui
divergiamo profondamente, è la comprensione del corso della lotta di
classe in quanto giustapposizione di un principio comunista dato,
conosciuto insieme all'essere stesso del proletariato, e di una
storia che si limita a esprimere tale principio in maniera parziale,
confusa o abortita. Non è qui una questione di metodo dell’analisi
storica, né si tratta di una querelle
tra filosofi della storia. Come sempre, è in gioco la comprensione
del periodo attuale. Il metodo di Dauvé rende impossibile la
comprensione del superamento del programmatismo,
ovvero del superamento della rivoluzione come affermazione del proletariato. La
rivoluzione comunista, così come la possiamo concepire oggi,
così come si presenta nel ciclo di lotte attuale, per Dauvé esiste
già (limitata, abortita, con errori, illusioni etc.) nella
rivoluzione russa, nella rivoluzione tedesca, nella rivoluzione
spagnola.»
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