[...] È
nostra convinzione che la società attuale – il modo di produzione
capitalistico (MPC) – sia essenzialmente strutturata dalle
funzioni, reciprocamente dipendenti, di
capitale, da una parte, e lavoro salariato produttivo di plusvalore
(e quindi di capitale), dall'altra. Queste due funzioni essenziali
fondano l'esistenza di due classi fondamentali, proletariato
e classe
capitalista,
il cui conflitto – per quanto possa essere larvato e quasi
impercettibile per la maggior parte del tempo – è nondimeno
costante e, in quanto tale, costituisce la dinamica e la vita stessa
del modo di produzione capitalistico. Questo tipo di conflitto, che
senza alcun pathos particolare definiamo «lotta
di classe»,
non è in sé e per sé nulla
di speciale:
è semplicemente la pressione che ogni classe esercita sull’altra
per una più larga appropriazione del prodotto sociale, e quindi –
nel MPC – una lotta attorno alla posizione del cursore che separa
la massa dei salari e quella dei profitti. Questa lotta è, allo
stesso titolo, la dinamica di tutti i modi di produzione esistiti
fino ad oggi, e fornisce la chiave di comprensione della loro
successione storica. Lo
sfruttamento di una classe da parte di un'altra è la contraddizione
che muove la storia [...]. E nondimeno questa contraddizione perviene –
nella sua versione capitalistica – al suo stadio
ultimativo,
all'interno del quale essa diventa
teoricamente pensabile e praticamente superabile. Affermare questo
significa
che essa potrà ancora perpetuarsi, riformularsi e ristrutturarsi
all'interno del modo di produzione capitalistico, oggi arci-dominante
su scala mondiale, ma che non potrà accedere ad alcuna forma diversa
e superiore, dunque post-capitalistica, di sfruttamento del lavoro. È
questa la ragione per cui, diversamente dai modi di produzione
anteriori – ad esempio il modo di produzione feudale, che ha
generato internamente, dalle proprie viscere, la struttura essenziale
del mondo di oggi – il modo di produzione capitalistico non può
dare vita, al proprio interno, ad alcun embrione di un nuovo modo di
produzione. Il suo superamento possibile non si apparenta perciò in
nulla alle transizioni da un modo di produzione all'altro
storicamente conosciute, configurandosi piuttosto come una rottura
totale,
senza precedenti, un autentico cambiamento di paradigma nella storia
umana: generazione per via necessariamente violenta e insurrezionale
di un mondo senza
classi né Stati,
in quanto privo di sfruttamento.
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