Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

mercoledì 17 febbraio 2016

Oltre la democrazia

Gilles Dauvé e Karl Nesic

[​Il volume, 196 pagine al costo di 13,50 euro, può essere ordinato in libreria, presso l'Editore oppure scrivendo a il.lato.cattivo@gmail.com. Qui di seguito è possibile scaricare l'Introduzione dei curatori.]

Riallacciandosi implicitamente a Marx, [questo libro] mette in luce come la pregnanza e la vitalità della rivendicazione democratica – anche e sopratutto da parte di coloro che ne esperiscono gli «effetti collaterali» piuttosto che i benefici – affondi le sue radici al cuore di ciò che struttura (e non ha mai smesso di strutturare) la società moderna, ossia il rapporto salariale – e, più precisamente, nel suo sdoppiarsi in rapporto di produzione e rapporto di distribuzione. [...] Benché siano i rapporti di produzione a determinare i rapporti di distribuzione, fintanto che i primi si riproducono, altrettanto fa la sfera della distribuzione che – tramite il suo pendant, la politica – diviene il piano privilegiato in cui i conflitti sociali si manifestano e si regolano. (Dall'Introduzione)

Introduzione dei curatori (formato pdf) »