Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

venerdì 20 febbraio 2015

L'organizzazombie


Risposta a tutti gli "Istituto Onorato Damen" di ieri, di oggi e di domani

Il Lato Cattivo

Di tanto in tanto, a intervalli più o meno regolari, salta fuori qualche allegra banda di furboni che – spinti generalmente da letture frettolose, da un certo politicantismo, nonché dal fatto di essersi incautamente auto-investiti del ruolo di «guide» della riscossa proletaria (un po' alla maniera del mandato divino per i sovrani dell'ancien régime) – provano a cimentarsi nella critica di ciò che indubbiamente deve sembrar loro un grande pericolo controrivoluzionario al soldo della borghesia: la teoria della comunizzazione. Ecco dunque il turno della rivista «DemmeD'», pubblicazione dell'Istituto Onorato Damen, che nel numero di gennaio 2015 comprende, fra gli altri, un curioso articolo dal titolo La comunizzazione tra teoria e prassi, idealismo ed evanescenza. Lo pubblichiamo qui integralmente, non solo per condividere con i nostri lettori l'ilarità che ha suscitato in noi, ma anche quale fulgido esempio dell'avanzato stato di decomposizione della corrente che lo ha partorito. Alleghiamo all'articolo, non già una critica – poiché, dati i toni e i contenuti, sarebbe fargli troppo onore – ma giusto qualche riflessione a margine (di cui speriamo non sfugga l'ironia) sul dramma – troppo spesso ignorato dalle istituzioni, dalla società civile e dai media – dell'essere zombie nella società contemporanea, che valga come replica a tutti gli «Istituto Onorato Damen» di ieri, di oggi e di domani. Serie televisive come Deathset, fumetti come The Walking Dead e ovviamente film come La Notte dei Morti Viventi, hanno già in parte sdoganato il soggetto. Ma il problema dei morti viventi che si aggirano nelle nostre città va ancora a sbattere, il più delle volte, contro il muro dell'indifferenza... e ciò è ancor più vero per le organizzazombie – organizzazioni e raggruppamenti politici di zombie con pretese «rivoluzionarie» – che languono ai margini della società. Ma è tempo di sollevare la questione! Nonostante tutto, sono (stati) esseri umani anche loro!

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