Il
testo che segue è una critica di Ai
nostri amici,
l'ultima impresa editoriale
del Comitato Invisibile. Teniamo ad avvertire il lettore che tale
critica non sarà assolutamente esaustiva, giacché il testo in
questione meriterebbe di essere decrittato in maniera assai più
profonda di quanto si possa fare nello spazio di poche pagine; ci
limiteremo dunque ad esaminare alcuni dei postulati fondamentali che
ci sembrano costituire il nucleo teorico del libro.
Ai
nostri amici
rappresenta un buon esempio di come un bricolage
concettuale conservatore
possa spacciarsi per rivoluzionario; farne la critica non è
un'impresa agevole, tanto più che l'opera in sé è a prima vista
densa, perfino sovraccarica. Ciononostante, dopo un'attenta lettura,
ci si accorge che il suo cuore pulsante si riduce ad una manciata di
deboli proposizioni, che potrebbero passare perfettamente inosservate
nel magma
all'interno del quale galleggiano.
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