Il rapido sgonfiarsi delle velleità di Syriza e un timido accenno di ripresa economica in USA ed Unione Europea – ripresa ben reale, ma dettata soprattutto dall'abbassamento del prezzo del petrolio e dalla svalutazione dell'Euro – permettono ai buffoni di corte di gridare nuovamente al miracolo: l'uscita dalla crisi sarebbe dietro l'angolo. In verità, il break non è che momentaneo: il buon Michael Roberts, nelle sue Predictions for 2015, preconizza un'ultima altalena (ripresa-recessione-ripresa) prima che il ciclo di Kondrat'ev tocchi il suo punto più basso verosimilmente nel 2018. Ciò che è perfettamente plausibile. Intanto, nell'immediato, i tempi restano movimentati da improvvise fiammate: in primis, le rivolte del proletariato nero negli Stati Uniti (Ferguson e Baltimora) e di quello ebraico-etiopico in Israele. Qui ci occuperemo però del corteo del 1° Maggio a Milano, non fosse che per evidenti ragioni di prossimità geografica. Le letture fatte a caldo da protagonisti e osservatori partecipi della manifestazione milanese, sono state numerose e variegate (cfr. l'Appendice): abbiamo tentato di effettuarne una sintesi... di parte.