[Pubblichiamo questo testo, apparso originariamente in francese sul sito DDT21 e tradotto a cura della nostra redazione, a mo' di integrazione del nostro «Questione curda», Stato Islamico, USA e dintorni]
In diverse regioni del mondo, i proletari sono condotti ad un'autodifesa che passa attraverso l'autorganizzazione [...].
Nel
Rojava, l'autorganizzazione ha portato (o può portare) da una
necessità di sopravvivenza a un rovesciamento dei rapporti sociali?
[...] Dopo
l'esplosione dell'Iraq in tre entità (sunnita, sciita e curda), la
guerra civile ha liberato in Siria un territorio dove l'autonomia
curda ha preso una forma nuova. Un'unione popolare (vale a dire
transclassista) si è costituita per gestire questo territorio e
difenderlo contro una minaccia militare: lo Stato Islamico ha
funzionato come elemento di rottura. Nella resistenza si intrecciano
antichi legami comunitari e nuovi movimenti, in particolare di donne,
attraverso un'alleanza di fatto tra proletari e classi medie, con la
«nazione» a fare da collante: dopo un soggiorno in Rojava alla fine del 2014, Janet Biehl, pur ritenendo che vi si stia sviluppando una rivoluzione, scrive che «la trasformazione che si svolge nel Rojava riposa in una certa misura su un'identità curda radicale e su una forte partecipazione delle classi medie che, a dispetto di un discorso radicale, mantengono sempre un certo interesse alla perpetuazione del capitale e dello Stato.
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