Il
«dossier» che qui proponiamo, prende a tema l'ondata di lotte che ha
investito la Bosnia-Erzegovina nel febbraio 2014, e si compone di due
parti: il primo testo è un insieme di riflessioni e aneddoti scritti
«a caldo» da un compagno che ha partecipato al movimento, corredato
da una scarna cronologia; il secondo, di carattere più propriamente
teorico, permette di inquadrare i recenti fatti di Bosnia alla luce
della storia delle lotte di classe nell'area balcanica, e della loro
trasformazione e ritrasformazione in «irrisolvibile montaggio» di
confini nazionali e modulazione delle realtà etniche.
Evidentemente
l'occasione è buona per mostrare, una volta di più, che al fondo
della «balcanizzazione» della ex-Jugoslavia (e di ogni altra area)
c'è sempre il rapporto capitalistico, e dunque
il rapporto di classe fra proletariato e capitale:
nulla di ciò che accade nella società del capitale è estraneo a
questo rapporto. Ciò detto, se ci fermassimo qui, ci saremmo
limitati alla polemica e alla riaffermazione di un principio. Vorremo
invece, con questo «dossier», stimolare tra i nostri quattro
lettori una riflessione sulle nuove configurazioni di cui la crisi
attuale potrebbe essere portatrice. Come già messo in rilievo da
altri prima di noi, la ristrutturazione capitalistica, a partire
dagli anni 1970, ha posto in essere un nuovo e particolare assetto
spaziale [...]. La
crisi attuale è anche crisi di questa organizzazione spaziale, ormai
diventata controproducente. [...]
Ci
chiediamo, allora, se quest'ondata di lotte in Bosnia e il loro
discorso politico anti-particolarista e – come afferma l'autore del
primo testo – perfino «neo-titoista», non suggeriscano
un'inversione di tendenza rispetto alla dinamica di frammentazione
vista all'opera negli ultimi trent'anni in tutta una serie di regioni
a bassa intensità di capitali, e puntualmente alimentata dagli
interventi militari di USA e NATO. [Dalla Introduzione redazionale]