Bruno Astarian (1996)
La crisi del programmatismo ci ha lasciati senza una visione positiva del comunismo. La bancarotta dell'affermazione del proletariato in quanto contenuto della rivoluzione, ha allo stesso tempo fatto fallire i piani, le società dei consigli e le altre dittature del proletariato, che rappresentavano la conclusione naturale delle analisi teoriche del movimento sociale e delle sue crisi. Il riconoscimento dell'impossibilità dell'affermazione del proletariato come soluzione alla crisi capitalista, ha per corollario una definizione del comunismo che – passando per la negazione del proletariato e non avendo dunque alcuna base attuale – deve necessariamente restare molto più astratta rispetto alle definizioni fondate sull'affermazione del proletariato. Nelle condizioni attuali, ogni ricerca di una definizione del comunismo deve rompere risolutamente con tutte le categorie che servono ad analizzare e criticare il modo di produzione capitalistico. Questa rottura, ad ogni modo, non è un salto arbitrario in un'utopia che si nutrirà delle piccole insoddisfazioni della vita individuale e collettiva presente. Essa piuttosto si appoggia sulla realtà della crisi delle categorie del capitale, che si manifesta e si manifesterà concretamente nell'attività di crisi del proletariato. Sono le modalità d'insurrezione del proletariato sulla base del blocco dell'accumulazione del capitale, a indicare le direttrici del superamento comunista della crisi capitalista.