lunedì 16 luglio 2018

Storia normativa ed essenza comunista del proletariato

Una critica del testo di Gilles Dauvé, Quando muoiono le insurrezioni. 1917-1937

Théorie Communiste (2000)  

«Intendiamoci: siamo assolutamente d'accordo con la concatenazione degli eventi presentata da Dauvé, sia a proposito della Germania che della Spagna (qualche riserva la manteniamo sulla Russia). La sua concezione della rivoluzione comunista è in tutto e per tutto la nostra, tanto in merito al contenuto e alle misure comuniste, quanto pure alla sua comprensione come comunizzazione e non come precondizione della comunizzazione stessa. Il punto su cui divergiamo profondamente, è la comprensione del corso della lotta di classe in quanto giustapposizione di un principio comunista dato, conosciuto insieme all'essere stesso del proletariato, e di una storia che si limita a esprimere tale principio in maniera parziale, confusa o abortita. Non è qui una questione di metodo dell’analisi storica, né si tratta di una querelle tra filosofi della storia. Come sempre, è in gioco la comprensione del periodo attuale. Il metodo di Dauvé rende impossibile la comprensione del superamento del programmatismo, ovvero del superamento della rivoluzione come affermazione del proletariato. La rivoluzione comunista, così come la possiamo concepire oggi, così come si presenta nel ciclo di lotte attuale, per Dauvé esiste già (limitata, abortita, con errori, illusioni etc.) nella rivoluzione russa, nella rivoluzione tedesca, nella rivoluzione spagnola.»

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